Sorridere (anche) dietro alla mascherina. Di Claudia Comaschi

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Febbraio 2020. Per strada, sugli autobus, in metropolitana, soprattutto nelle grandi città, si vedono i primi visi coperti da mascherine. Da lì a poco le mascherine si sono diffuse fino a diventare strumento necessario nelle nostre interazioni in presenza con altre persone. Siamo passati così da strette di mano, pacche sulle spalle, abbracci, riunioni in ufficio, pranzi di lavoro in bar affollati, a mascherine, saluti con tocco di gomito, una proliferazione di video call, e, nei luoghi pubblici, anche divisori in vetro o plexiglas. Distanza, barriere. Non c’è stato solo un cambiamento fisico nella relazione tra le persone, ma anche emotivo. La paura del contagio ci ha talvolta resi più diffidenti, meno aperti e disponibili alla comunicazione quasi che parlare con qualcuno (soprattutto se sconosciuto) potesse metterci in pericolo. In una situazione come questa diventa fondamentale ridefinire le modalità di comunicazione e trovare nuovi significati condivisi a gesti e azioni che fino a pochi mesi fa davamo per scontati. Per verificare come è cambiata la nostra comunicazione in tempi di Covid-19 l'autrice parte dagli strumenti utilizzati nel quotidiano per interagire, da come si forma la prima impressione e dal ruolo delle emozioni. Identificati gli elementi base ha messo in luce le difficoltà comunicative che si riscontrano nell’indossare una mascherina mentre si parla, con particolare attenzione ai specifici contesti ha individuato alcuni elementi che possono aiutarci a comunicare meglio. E' così che l'autrice Claudia Comaschi, introduce il suo libro pubblicato nella collana Centopagine nel maggio 2021. [...] Imparare a leggere i sottotitoli della comunicazione è una competenza importante perché la fiducia e la cooperazione nascono quando le persone si riconoscono e accettano. Se non c'è accordo su questo livello, la comunicazione diviene conflittuale. Per esempio, quando non c'è accordo sul livello dell'identità, tendiamo a difendere il “chi sono io” perdendo di lucidità sulle cose che si stanno dicendo e creando un clima sfavorevole al dialogo costruttivo. Solo dopo che siamo rassicurati sul fatto che l’altro non sia una minaccia per noi, ci chiediamo se quella persona sia capace (competenza) di portare a termine ciò che pensiamo sia il suo obiettivo. Dimostrare troppa competenza senza lavorare sulla fiducia non garantisce una buona impressione e può ritorcersi contro. Per fare una buona impressione è necessario che le persone si sentano accolte e comprese, costruendo una reciproca fiducia, non tanto apparire perfettamente competenti. Siamo molto veloci a etichettare le persone e a farci potenzialmente un’idea sbagliata ma siamo piuttosto lenti a modificare le nostre opinioni. Quando percepiamo che qualcosa non va, perché le parole non corrispondono al tono di voce, alla postura del corpo, alle espressioni del viso, questa sensazione ci fa scattare immediatamente una resistenza e in queste situazioni siamo portati a considerare più credibili i segnali non verbali rispetto a quelli verbali. Ma se invece c’è una coerenza tra pensiero, emozioni, parole, gesti, allora notiamo presenza e autenticità ed è da questi aspetti che nasce la fiducia. L'autrice conclude poi con lo stilare un pratico decalogo sugli accorgimenti che si possono adottare per migliorare la qualità della comunicazione interpersonale indossando una mascherina: 1. utilizzare consapevolmente la mimica, prestare attenzione alle sopracciglia, agli occhi e alle guance superiori; 2. mostrare un sorriso autentico anche quando si indossano maschere per il viso (“sorriso Duchenne”, contraendo il muscolo zigomatico maggiore e il muscolo orbicolare); 3. utilizzare i gesti delle mani e i movimenti del corpo per sottolineare le parole che pronunciamo e le nostre emozioni; 4. parlare con un tono più forte e più lentamente, utilizzando le pause soprattutto se ci si trova in ambienti rumorosi e magari, oltre alla mascherina, ci sono barriere. E può essere utile ricordarsi delle 5 w: who – chi; what – cosa; when – quando; where – dove; why – per rendere il nostro discorso più chiaro; 5. utilizzare le varie piattaforme che permettono relazioni sincrone a viso scoperto come Skype, Zoom, FaceTime e Webex, ecc. quando si vuole anche interagire guardando il viso degli interlocutori; 6. se insieme alla mascherina indossiamo gli occhiali facciamo attenzione che non si appannino perché al nostro interlocutore mancherebbero molti elementi di interpretazione della nostra comunicazione; 7. verbalizzare ciò che proviamo chiedendo frequenti feedback; 8. se la situazione lo consente, usiamo l’umorismo per alleggerire la comunicazione; 9. Ascoltare e ascoltare (ascolto attivo); 10. Utilizzare differenti tipi di domande .

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Sorridere (anche) dietro una mascherina.pdf       

Submitted by Giada Lauretti
01/04/2022
in the project L'impatto della mascherina nella comunicazione e nella relazione.

last updated 26/04/2022

Original editing language: Italiano
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