Col il termine Omogenitorialità si indica la condizione del minore che si trova inserito in un contesto in cui i ruoli genitoriali vengono concretamente assunti e svolti da soggetti omosessuali.
L’omogenitorialità è un fenomeno in costante crescita nel contesto italiano e sta acquistando sempre più visibilità (Bastianoni e Baiamonte, 2015). I risultati mostrano che in Italia la genitorialità coinvolge circa il 5% della popolazione omosessuale, è sia maschile che femminile, è diffusa su tutto il territorio e riguarda attualmente soprattutto bambini concepiti in unioni eterosessuali. Si tratta di un fenomeno destinato a svilupparsi ulteriormente, visto che elevato è il suo desiderio, specie tra i più giovani.
La letteratura sembra fortemente consolidata sull’idea che genitori gay, lesbiche e bisessuali non presentino deficit rispetto alle coppie eterosessuali in termini di relazione di coppia (Barbagli e Colombo, 2007; D’Amore e Baiocco, 2014) e di competenze genitoriali (Anderssen, Amlie e Ytterøy, 2002; Johnson e O’Connor, 2002; Patterson, 1994, 2006). La quasi totalità degli studi finora condotti (per una rassegna si veda la pubblicazione di Perrin, Siegel e The Committee on Psychosocial Aspects of Child and Familty Health, 2013) rivelano che non ci sono differenze significative nelle abilità di parenting di coppie omosessuali confrontate con coppie eterosessuali (Bos, van Balen e van den Boom, 2004; Morse, McLaren e McLachlan, 2007; Patterson, 2007) nella crescita dei loro figli (Short et al., 2007). L’unica differenza rilevante è riscontrabile nell’impatto del minority stress sul benessere individuale. Il benessere psicologico dei genitori è stato oggetto di indagine di molti studi sulla famiglia, per il suo impatto diretto su struttura e funzionamento familiare (Weber, 2008), senza tuttavia rilevare differenze significative nell’incidenza di disturbi psichici rispetto ai genitori eterosessuali.
L’Associazione Italiana di Psicologia ricorda che le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale sul rapporto fra relazioni familiari e sviluppo psico-sociale degli individui. Infatti i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psico-sociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno. In altre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori - adottivi o no che siano - a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano.
Erika Fazzari on
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