Alla base della nostra professione, la compliance è il gold standard senza ombra di dubbio. Un adeguato grado di compliance tra paziente ed igienista dentale porta il paziente ad avere maggiore cura della propria igiene orale e a seguire con più attenzione consigli e suggerimenti; per ottenere una buona compliance è fondamentale instaurare un rapporto di empatia con il paziente. La comunicazione, viceversa, ha necessità di confronto, di feedback, di interattività tra chi parla e chi ascolta. quindi l'obiettivo del terapeuta non deve essere quello di far eseguire le istruzioni date, ma influenzare i comportamenti a volte radicati in abitudini scorrette.
Il termine adherence è definito come costante osservanza o mantenimento, una definizione che evoca appropriatamente la tenacia che i pazienti devono ottenere attenendosi ad un regime terapeutico. Le tradizionali barriere all’adesione alla terapia comprendono la complessità del regime e l’incapacità da parte del paziente di comprendere l’importanza dell’aderenza, che a sua volta può derivare da una scarsa comunicazione da parte del sanitario.
Compliance, adherence e concordance non sono un fenomeno individuale, un tratto stabile del paziente, ma sono influenzati dalla relazione terapeutica la quale può influenzarli sia in senso negativo sia in senso positivo.
La motivazione è l'espressione dei motivi che inducono un individuo a compiere o tendere verso una determinata azione. Da un punto di vista psicologico può essere definita come l'insieme dei fattori dinamici aventi una data origine che spingono il comportamento di un individuo verso una data meta; secondo questa concezione, ogni atto che viene compiuto senza motivazioni rischia di fallire. Quindi la motivazione svolge principalmente due funzioni: attivare e orientare comportamenti specifici. Nel primo caso si fa riferimento alla componente energetica di attivazione della motivazione. Nel secondo caso si fa riferimento alla componente direzionale di orientamento.
L'approccio motivazionale "face to face" è una seduta di motivazione ed istruzione all’igiene orale, ed è di fondamentale importanza per chi per la prima volta si approccia a sedute di prevenzione professionale; l'igienista è un educatore della salute orale e si approccia al paziente tramite le emozioni e la comunicazione affinché gli atti pratici abbiano durata nel tempo ed interferiscano nelle abitudini e negli stili di vita del paziente. L’alleanza terapeutica, un lavoro collaborativo tra terapeuta e paziente, è un potente fattore predittivo dell’esito del trattamento. L'approccio "face to face" ha come limite il coinvolgimento di un singolo paziente, che spontaneamente decide di interfacciarsi col mondo della salute orale, di conseguenza con la nostra figura professionale, e quindi risulta essere un approccio selettivo, con rapporto 1:1.
L'approccio motivazionale "in group", invece, ha come vantaggio il coinvolgimento di più soggetti, senza discriminazioni culturali e sociali. Per esempio, negli ultimi anni si sono sviluppati tanti progetti di motivazione ed educazione alla salute orale nelle scuole con il coinvolgimento di bambini, adolescenti e adulti (sia gli insegnati stessi che i genitori dei bambini). Il programma di educazione alla salute orale in particolare coinvolge i bambini in un percorso che rientra nella finalità di educare a corretti stili di vita, a partire dalla scuola primaria. è stato dimostrato da numerosi studi che i programmi di promozione della salute sono efficaci, soprattutto realizzati nella scuola dell'infanzia e primaria. Le scuole che promuovono salute hanno dimostrato di essere in grado di migliorare la salute e il benessere di tutta la comunità scolastica e, facendo parte di una comunità sociale più ampia, rappresentano uno dei contesti privilegiati per ridurre le disuguaglianze di salute. Per quanto riguarda i soggetti nella fase adolescenziale l'educazione alla salute orale potrebbe incentrarsi sull'utilizzo di focus group, ritenuti una tecnica di educazione efficace da un punto di vista scientifico. Inoltre, i focus group risultano graditi dai partecipanti, come occasione per chiarire le proprie motivazioni, esprimere idee e oprinioni.
Dunque, la scuola, luogo di apprendimento cognitivo, relazionale e motorio, dove l’apprendimento è un mezzo di evoluzione personale e sociale, strumento di autoformazione e di crescita, può considerare la salute orale all’interno di un più vasto movimento culturale che tiene insieme mente e corpo nella formazione della persona nella sua interezza, dentro piani articolati di educazione alla salute di comunità.
Come supporto a questa ipotesi ci avvaliamo della Teoria del Conformismo di Asch e dei punti chiave del Focus Group.
Nel 1955 Solomon Asch conduce un esperimento, divenuto in seguito un classico, finalizzato allo studio dei fenomeni di conformità sociale. L'ipotesi di Asch è che l'appartenenza a un gruppo porta a modificare il proprio comportamento, i propri giudizi e, in una certa misura, le proprie percezioni per conformarsi alle aspettative del gruppo.
Gli interrogativi da cui muove Asch nel suo esperimento del confronto delle linee sono:
1. Quale grado di autonomia conservano le persone quando sono messe di fronte a una pluralità di individui che esprimono unanimemente valutazioni diverse dalla sua?
2. Quali condizioni limitano gli effetti che la pressione del gruppo esercita sull'individuo?
Il protocollo sperimentale prevedeva che 8 soggetti, di cui 7 complici dello sperimentatore all'insaputa dell'ottavo, si incontrassero in un laboratorio, per quello che veniva presentato come un normale esercizio di discriminazione visiva. Lo sperimentatore presentava loro delle schede con tre linee di diversa lunghezza; su un'altra scheda aveva disegnato un'altra linea, di lunghezza uguale ad una delle tre linee della prima scheda. Chiedeva a quel punto ai soggetti, iniziando dai complici, quale fosse la linea corrispondente nelle due schede. Dopo un paio di ripetizioni "normali", alla terza serie di domande i complici iniziavano a rispondere in maniera concorde e palesemente errata; il vero soggetto sperimentale, che doveva rispondere per ultimo o penultimo, in un'ampia serie di casi iniziava regolarmente a rispondere anche lui in maniera scorretta, conformemente alla risposta sbagliata data dalla maggioranza di persone che aveva risposto prima.
Il 75% dei soggetti si adeguò alla risposta errata del gruppo almeno una volta su 12 somministrazioni. In termini assoluti i soggetti sperimentali diedero risposte palesemente errate in un terzo dei casi (32%), mentre, senza il condizionamento del gruppo le risposte esatte salivano al 98%. Con l'introduzione di un altro soggetto sperimentale, la percentuale delle risposte errate calò al 10%. In un'altra variante fu introdotto un complice che rispondeva sempre correttamente, in questo caso la percentuale di risposte errate fu solo del 5,5%. L'ipotesi del conformarsi del singolo ad una maggioranza unanime risultava quindi verificata.
Alla fine della sessione viene chiarito ai soggetti sperimentali, da parte del ricercatore, il fatto che tutta la prova era stata truccata.
A questo punto, molti di quanti hanno indicato il segmento sbagliato, dicono di avere testimoniato consapevolmente il falso, ma di averlo fatto per il timore di essere ridicolizzati o di apparire strani, o ritenendo gli altri più esperti e che quindi le altrui valutazioni fossero più competenti
Alcuni soggetti sperimentali continuano invece a dichiararsi convinti della propria valutazione sbagliata, mantenendosi intimamente fedeli all’esempio e alla pressione del gruppo
La ricerca è stata successivamente ripetuta con variazioni, rilevando (ad esempio) che la conformità al gruppo scende drasticamente quando c’è almeno un altro partecipante che dichiara la valutazione corretta
L’insieme degli esperimenti è interpretato da Asch, e dai manuali di psicologia, come una evidente, quanto sconcertante, dimostrazione della capacità suggestiva, quasi una coercizione o una sostituzione degli altri alla nostra coscienza individuale, che viene esercitata dai gruppi con cui interagiamo
persino su una evidenza apparentemente così oggettiva come una constatazione visiva, e pur essendo in condizioni di assoluta libertà e in piena coscienza
Le principali modalità secondo cui si manifesta il fenomeno della conformità sono:
1. La condivisione: dalla regolazione reciproca dei comportamenti che si attua entro un gruppo si ha la formazione di una norma che l’individuo sente come propria. In questo caso la conformità è il risultato di un processo autonomo interno al gruppo. Lo studio basilare questo riguardo è l’esperimento detto dell’effetto autocinetico di Muzafer Sherif (1936).
2. L'acquiescenza: la conformità è prodotta della pressione di un gruppo nei confronti dell’individuo; tale pressione non è esplicita né coercitiva, ma si esercita attraverso la constatazione da parte di un soggetto delle regolarità dell’altrui comportamento. Il più famoso esperimento sulla pressione di gruppo è stato quello del confronto delle linee di Salomon Asch (1955).
3. L’obbedienza: la conformità è prodotta da richieste e comandi provenienti da un'autorità riconosciuta come legittima. Lo studio fondamentale di questo fenomeno è quello di Stanley Milgram sull'obbedienza distruttiva o esperimento di Eichmann(1974).
Perché i soggetti si adeguavano alle pressioni del gruppo? Le risposte fornite dai soggetti sottoposti all'esperimento per spiegare il loro comportamento furono prevalentemente di due tipi: ritenevano che le informazioni in possesso del gruppo fossero più dettagliate di quelle di cui essi disponevano, temevano di rendersi ridicoli rispondendo in modo differente dal quello della maggioranza.
Nella letteratura sull'argomento due sono le motivazioni principali individuate per spiegare i conformarsi alla maggioranza:
1. influenza informativa: secondo Asch l'individuo si adegua alla maggioranza quando ritiene che questa possieda informazioni più complete e corrette sulla situazione. Fastinger giunge alle stesse conclusioni ma partendo da una differente concezione della funzione dell'uniformità. Il nostro comportamento è guidato da schemi e teorie che ci consentono di sapere come agire nelle diverse situazioni. L'individuo ricerca nel consenso degli altri la conferma di tali regole e credenze per assicurarsi che siano giuste, tenderà quindi a comportarsi in modo da mantenere l'uniformità del gruppo.
2. influenza normativa: il conformarsi alla maggioranza nasce dall'esigenza di essere accettati mostrandosi uguali agli altri. In questo caso, il timore di apparire diversi, spinge gli individui a conformarsi alle attese del gruppo, adottando norme, comportamenti, criteri presenti in esso.
Quindi, una domanda sorge spontanea: come proteggersi dalla spinta al conformismo?
Noi tutti vogliamo piacere agli altri e sentirci parte di un gruppo. Ma a volte per raggiungere questo obiettivo ci sentiamo costretti a rinunciare alle nostre opinioni. Alcune varianti sull’esperimento sul conformismo ci permettono di trovare alcune indicazioni per aiutarci a sentirci liberi di esprimerci, anche se in contrasto con il gruppo.
1. INDIVIDUARE POSSIBILI ALLEATI
In un esperimento, Asch ha introdotto nel gruppo due o più volontari che non erano suoi complici. In questo modo la frequenza di risposte corrette è aumentata significativamente e dopo ogni risposta i due si scambiavano sguardi di intesa. In ogni gruppo c’è almeno un potenziale alleato che potrebbe pensarla come noi. E sentire il suo appoggio potrebbe farci sentire più protetti.
2. LA MAGGIORANZA NON HA SEMPRE RAGIONE
Molti dei partecipanti alla ricerca hanno riportato che forse, visto che tutti gli altri davano quella risposta, si trattava di persone più intelligenti o meglio informate di loro. Di fronte alla maggioranza siamo sempre pronti ad adattarci e a mettere in discussione le nostre idee. Ma solo perché lo pensano in molti, non vuol dire che sia la cosa giusta. Le nostre idee, anche se controcorrente, meritano di essere espresse.
3. SALVIAMO LA FACCIA
Una variante dell’esperimento prevedeva che, visto che il volontario si era presentato in ritardo, non avrebbe espresso la sua opinione ad alta voce, ma l’avrebbe silenziosamente annotata su un foglio dopo aver sentito le risposte del resto del gruppo. In questo caso, le risposte del partecipante erano giuste, nonostante la pressione del gruppo verso la risposta sbagliata. A volte è difficile mettersi apertamente in contrasto con gli altri in una situazione sociale. Diamoci il permesso di valutare il modo per esprimere le nostre opinioni in modo tale da sentirci protetti dal giudizio degli altri.
I soggetti non devono essere rappresentativi di una popolazione, lo possono essere piuttosto di un vissuto o di una esperienza. Sarebbe quindi ideale scegliere due gruppi:
- pazienti trattatri con tecnica "face to Face";
- pazienti trattati con tecnica motivazionale di gruppo.
Se le affermazioni di Asch risultino essere confermate anche in ambito sanitario, risultato del focus group sarà quello di avere un numero maggiore di pazienti aderenti al trattamento motivazionale facente parti della popolazione istruita con tecniche motivazionali di gruppo. Pertanto questo risulterebbe un ottimo passo avanti per la nostra professione: introdurre attività di gruppo che stimolino la diffusione delle tecniche di prevenzione orale, e che aiutino noi professionisti della salute, ad ottenere una maggiore complince da parte dei nostri pazienti.
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